60 anni di cultura dell’informazione in Italia vengono
interrotti in maniera prepotente e levantina da pochi soggetti destinati alla
distribuzione dei prodotti quotidiani e periodici sul territorio nazionale.
Ecco cosa sta accadendo in Toscana ma che avviene anche in diverse aree di 'Italia.
L’ incontestabile e oramai acclamato collo di bottiglia creato
da questi “baroni” della distribuzione esplode in tutta la sua virulenza e
all’ oscuro dell’opinione pubblica.
Immagino che mai il consumatore potrebbe supporre che un
commerciante possa essere costretto a pagare
per porre in vendita prodotti fuori mercato e
che mai potrebbero generare anche il minimo interesse nell’utente. Cose che si sentono
solo al telegiornale ed in specifici ambiti di cronaca.
Troppo potere è stato dato negli anni alla distribuzione
locale. Strategia di commercializzazione e di posizionamento del prodotto in mano
a poche teste e con le idee…non proprio chiare.
Gli edicolanti sempre hanno dovuto sostenere il diritto
all’informazione, attraverso leggi ad hoc, sulla propria schiena dove, in
cambio di una appena sfumata protezione istituzionale, hanno dovuto mettere sul
piatto della bilancia la propria vocazione imprenditoriale.
Oggi addirittura con un approccio tipico di un determinato
profilo e non proprio dei più legali ( se paghi stai aperto se no chiudi….)
diversi distributori che mai hanno capito cosa voglia dire essere imprenditori
perché troppo abituati ad usare la rete commerciale come bancomat “spengono”
attività commerciali sul territorio nazionale.
Antitrust e istituzioni con le mani legate o con gli occhi
bendati accelerano un processo di disfacimento di una rete commerciale tra le più
produttive ed efficienti sul territorio nazionale.
Chi perderà sul lungo
periodo? Il cittadino, ma ancora non se ne sta accorgendo
A.R.
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