31 dicembre 2012

Un grandioso 2013

L'alba
Un 2012 difficile per le nostre attività e per il nostro settore. Forse addirittura storico vista la portata dei cambiamenti in atto. Le criticità esplose quest’anno hanno coinvolto molti aspetti del nostro lavoro quotidiano.
Eclatante è l’immobilismo editoriale di fronte alla necessità di rivedere le regole del nostro settore così come le difficoltà distributive che hanno costretto molte aziende a dover affrontare pesanti tagli sulla logistica con relativi peggioramenti del servizio . 


Difficoltà che hanno addirittura portato alcuni di questi a chiedere un “compenso” alla rete di vendita per poter ricevere i giornali. Non dimentichiamo poi un crollo dell‘ interesse per la carta stampata che non riguarda solo il lettore ma le stesse strutture editoriali.

Uno scenario difficile quindi ma anche stimolante perché si sta ridisegnando il nostro futuro. Certo è difficilie convivere con la consapevolezza che il nostro primo partner ovvero ”l’editore”, non è assolutamente interessato ad alcun piano di sviluppo del nostro settore. Tutti gli editori si sono attrezzati per distribuire i  loro contenuti sui vari device mobili. Tutti in crescita in Italia, un boom assoluto. Si parla di 32 milioni di cellulari “intelligenti”,  che consentano quindi grandi interazioni con il web, e di 2,9 milioni di tablet.  Da nessuna parte ho però visto o sentito un interesse, se non vago e di facciata, per le migliaia di famiglie italiane che vendono stampa quotidianamente e nel più tradizionale dei modi.

Sicuramente triste come prospettiva, ma, come dicevo prima anche stimolante. Usciamo da un lungo periodo dominato da regole scritte più di 20 anni fa e nate da presupposti oramai non più sostenibili. Nel frattempo tutti gli editori, tutti gli esperti e i vari maghi e profeti del  marketing teorizzano  nuovi modelli di business ma nessuno di questi finissimi cervelli ha mai sprecato una parola per l’ editoria reale e per  le vendite reali. Per anni con spumeggianti quanto irreali dati diffusionali hanno sostenuto un mondo basato sulla pubblicità e non sulla vendita. L’editore ora, semplicemente, non sa come vendere il suo prodotto. Vede la rivoluzione in atto ma non sa come convincere il lettore a “pagare” per i contenuti giornalistici. Certo tra morti e feriti ad un risultato si arriverà...tra qualche anno. Nasce così il “paywall’ all’italiana, che sta vedendo i vecchi nomi dell’editoria unirsi per affrontare questa battaglia, così come l’annuncio di A.D.S. (Accertamento Diffusione Stampa) che si occuperà di certificare le copie vendute anche sul digitale.

Noi invece sappiamo come vendere. Siamo una categoria che ha saputo pretendere un ruolo definito con l’immediato dopo guerra e che all’oscuro da tutto e da tutti ha coperto un a funzione straordinaria per difendere libertà di stampa e la parità di trattamento all’ombra di leggi pesanti come macigni. Una categoria laboriosa e pulita e sicuramente la parte più solvente dell’editoria italiana perché basata sul più semplice dei meccanismi commerciali e senza la copertura di finanziamenti diretti o indiretti.
Apriamoci quindi a questi anni  che porteranno  profondi cambiamenti ma che daranno i natali ad una “nuova edicola”
photo credit: Funky64 (www.lucarossato.com) via photopin cc

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