12 dicembre 2012

Como e il suolo pubblico

Como e il suolo pubblico - Intervento del Pres. S.N.A.G. di Como Enrico Righi
"Cari colleghi, da diversi anni esiste un problema, ma di cui si è parlato raramente, se non da parte di chi l’ha vissuto: sto parlando dell’occupazione del suolo pubblico.

Presidente S.N.A.G. Como Enrico Righi
Generalmente se ne parla per un solo motivo: il costo. Ma, da diversi anni il problema è ben diverso. Sicuramente avrete sentito parlare della “Bolkestein”, una legge europea che riguarda proprio l’occupazione del suolo pubblico. Ebbene, questa legge, in sostanza, detta un principio
di base.

Il principio in oggetto è che il suolo “pubblico” è “pubblico”. Voi starete pensando che ho scoperto l’acqua calda. In realtà, il concetto è che, se il suolo è veramente pubblico, deve essere fruibile, ovvero usabile, da tutti.

Questo significa che, indipendentemente dall’uso che se ne fa, (può essere un pezzo di prato dove giocano i bambini, una fontana, un marciapiede, una piazza) tutti ne devono poterne usufruire.

Questo vale anche per chi ha un’attività commerciale o di qualunque altro tipo. La regola diventa che, per usare il suolo pubblico per uso commerciale, occorre predisporre dei “bandi di concorso pubblico”, e che il periodo di permanenza sul suolo non può più essere a tempi molto lunghi, ma relativamente brevi e prorogabili solo in caso di vincita di un altro bando.

Tipicamente si parla di concessioni non superiori a 10 anni. Questo è quanto. Solo che c’è un grosso problema. Per la Costituzione italiana, la gestione del suolo pubblico, in base a leggi e decreti che regolamentano la materia, è demandata alle regioni. Nel caso specifico, lo Stato ha emanato il d.lgs del 31 marzo 1998, n°114, che nel caso specifico della Regione Lombardia, è confluito nel Testo Unico regionale del 2 febbraio 2010 n°6, che è quello in vigore attualmente.

Questo testo, guarda caso, prevede già i bandi. Con un piccolo dettaglio: 10 anni + 10. E perfino i parametri per i bandi in questione. Cosa che invece, nella Bokestein nemmeno è accennata. Ora, tutto sta a vedere se le due cose sono conciliabili in maniera “indolore”. Al momento attuale regna il caos più assoluto. Comunque, come esempio, vi spiego qual è la situazione attuale a Como.

Che è ancora più complicata. Le concessioni di suolo pubblico sono tutte, o quasi, scadute. Ne sono state rinnovate, per vari motivi, tipo la sostituzione del chiosco, solo 3 negli ultimi due
anni. Curiosamente, due con 21 anni di concessione, una con soli 9 anni.

Complessivamente, le concessioni sono scadute da un minimo di 2 anni a un massimo di 15! La mia, per esempio, da 14! Solo che il comune continua a mandare i bollettini di pagamento,
sostenendo che questo equivale ad un tacito rinnovo della concessione. Ma lo dice solo a parole. Quando abbiamo chiesto che qualcuno ce lo mettesse per iscritto, non abbiamo ottenuto niente.

Como è una città piccola, ci sono solo 37 chioschi. Di cui solo 17 edicole. Tutti gli altri giornalai sono in negozi con attività promiscue.

Quindi la nostra forza è piuttosto limitata. Ma abbiamo constatato che, se cerchiamo di risolvere il problema singolarmente non otteniamo niente. Abbiamo quindi costituito un comitato fra tutti i chioscai indipendentemente dal tipo di attività. Abbiamo dovuto prendere un legale e complessivamente abbiamo prodotto oltre 200 pagine fra mozioni esposti denunce per riuscire a risolvere il problema, ma di rinnovare le concessioni a termini di legge non se ne parla.

Questo problema a Como è ancora più complesso di quello che la Bolkestein ha creato, ma la sostanza è che il problema non sono i politici, in quanto i consiglieri comunali e gli assessori sono in gran parte a nostro favore, quanto invece i burocrati, che nel timore di sbagliare l’applicazione delle leggi preferiscono bloccare tutto. Ciò non toglie che il rischio di vedere applicato in modo a noi dannoso qualche principio magari inesistente sia molto alto.

Quello che abbiamo imparato è che, da quando ci siamo presentati tutti insieme nelle varie sedi istituzionali, perlomeno abbiamo avuto molta più attenzione sia dagli amministratori che dalla stampa locale.

Gli articoli che parlano di noi negli ultimi 8 mesi sono una decina, su diversi quotidiani. La gente, e non solo i nostri clienti, ci chiede spesso come vanno le cose. In pochi giorni abbiamo ottenuto più di 700 firme per una nostra petizione al Comune, cifra che per Como è un autentico record. Altra dimostrazione che occorre una qualche organizzazione, per tutelare le piccole entità.

Ma il problema dei chioschi in genere è tutt’altro che un piccolo problema. Cominciando dal fatto che ad ognuno corrisponde una famiglia, che ne dipende economicamente. Per cui, pensare che ben 4 edicole (per Como sono tante!) hanno chiuso in meno di un anno, e ci siano anche stati parecchi cambi di gestione, preoccupa non poco.
Inoltre, nonostante la trattativa in corso, e senza interpellare nessuno, il Comune di Como ha aumentato il canone del 10%, e un altro 10% è già annunciato per l’anno prossimo.
Comunque, vista la nostra costante presenza presso Comune, Prefettura (per gli esposti), Polizia (per le manifestazioni), rubriche televisive (sindaco in diretta sul sito del quotidiano locale) almeno ci è stato assicurato che entro fine anno il nostro problema verrà risolto, proprio nei prossimi giorni (???).

Insomma, ormai il comune ha un interlocutore certo, non più singoli rivenditori che contrattano (si fa per dire) con una forza molto debole la loro posizione e le relative condizioni, con 37 situazioni diverse su 37 entità.

Questo si è rivelato fondamentale, a Como. Ma ormai situazioni di questo tipo si verificano ovunque. Comunque, se in una piccola città come Como si è creata una situazione così complessa, ribadisco, non per colpa dei politici, quanto piuttosto dei burocrati al potere, provate ad immaginare cosa succederebbe a Milano se qualche burocrate pazzo si comportasse come da noi, ma in proporzione…


"Convegno S.N.A.G. Milano 2-12-2012"

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