01 marzo 2015

La vendita della stampa in Italia è soggetta ad autorizzazione.

Sempre sul filo del rasoio ma nuovamente vincitori. 

Un periodo difficile per l’editoria e di cambiamento per chi vive di vendita di quotidiani periodici.
Nonostante molti Comuni sostengano erroneamente il contrario, il Decreto Legislativo 170/2001 ovvero il nostro impianto normativo, è tutt’ora valido.

Un settore così complesso come il nostro non poteva essere liquidato con poche righe dando decine di migliaia di attività in pasto ai distributori locali e ai loro baronati.

 Grazie all’attivitàcongiunta di S.N.A.G. Confcommercio, Si.Na.Gi. CGIL e USIAGi è stato nuovamente ottenuto un grande risultato.

 Nel corso della riunione tenutasi, in data 17 febbraio, presso il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria sulla base della richiesta congiunta di SINAGI, SNAG e USIAGI, il portavoce del Sottosegretario On. Luca Lotti, dott. Antonio Fumicella, si era impegnato a riportare al Sottosegretario ed al Presidente del Consiglio la richiesta di “stralcio” della norma contenuta nella prima bozza del DDL Concorrenza in materia di liberalizzazione della vendita di quotidiani e periodici.

Il risultato non si è fatto attendere tant’è che il nostro settore è stato stralciato.  Sia ben chiaro questo non vuol dire che non si debba toccare il nostro settore, anzi deve essere rivoluzionato ma prima…approfondito e non possono bastare due righe.

Le modifiche apportate sarebbero stato un danno non solo per le edicole ma per il cittadino e l’editoria.

 Oggi il più grande problema del settore è che, non essendo più un prodotto produttivo e soggetto a costi di filiera enormi, diverrà sempre meno presente nei banchi di vendita. Basta vedere i risultati della “sperimentazione” o dei non esclusivi. Assurdo dirlo ma tutti vogliono liberalizzare un prodotto che sempre meno soggetti desiderano vendere...per motivi che vanno oltre agli obbiettivi ricercati da una liberalizzazione.


Una battaglia vinta dunque ma la vera guerra è come rendere produttivo un settore e un prodotto che non è mai stato amato ( rispetto agli altri paesi europei esclusi i soliti due…) dagli italiani e che avrà sempre minore odiens. 

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