03 giugno 2012

Editori!Fuori le idee!

Dire che qualcosa si muove sarebbe ottimistico ma fatti importanti stanno accadendo. Non si sa perché ma quando si parla di “edicole” sembra che qualcosa di profondamente innovatore si profili sempre all’orizzonte ma mai si arriva al momento cruciale, quando cioè si deve rivelare l’importante cambiamento.
Oggi attendiamo, come anche ieri e forse anche domani. Ma il mercato non guarda nessuno. Ogni giorno ci evolviamo non per contrastare ma per capire il più banale ma importante dei concetti:”Cosa desidera il cliente”. Sappiamo cosa non vuole, fatichiamo invece a capire invece cosa desidera.

 I distributori locali sono oggi impegnati a risparmiare su tutto e a capire cosa possono vendere di alternativo nelle loro aree di distribuzione, applicando però le stesse logiche che hanno sempre usato fino ad ora. Fallimentari quindi. I distributori non sanno vendere. Sanno portare, non sempre bene, un pacco da qua a là, facendo attenzione che non si perda qualcosa nel tragitto. Non hanno figure commerciali al loro interno e oggi non hanno nemmeno risorse per pensarci. Abbiamo così oggi la corsa dei distributori locali ad impostare programmi gestionali per edicola, approfittando del collasso di inforiv, dove buttare dentro alternative al di fuori dell’editoriale. Ma sono destinati a fallire. La loro immagine nei confronti della rete di vendita è tale da aver generato diffidenza e quando si parla di prodotto commerciale, quindi senza il monopolio distributivo, la fiducia bisogna guadagnarsela.

Gli Editori invece continuano a guardare dalla finestra e forse nemmeno questo, altrimenti qualcosa capirebbero. Sono oramai passati decenni da quando hanno deciso di puntare sulla pubblicità e sulle false diffusioni. Oggi non sanno più come comportarsi. L’art.39 non ha certo portato una liberalizzazione del settore dell’edicole e dell’editoria, ma ha dato un pesante stop ad un abominio diffusionale che veniva perpetrato ai danni degli edicolanti italiani. Ma, come tutti sappiamo,ricevere e mettere in resa un prodotto è un costo per tutti, vendere…è un'altra cosa. Siamo al momento del: ”fuori le idee”, ma non si sa a chi dirle. F.I.E.G. inesistente, i tavoli istituzionali saltati, successivamente alle disdette dell’Accordo nazionale.
 Si apre la fase dove ognuno si muove per conto proprio? Questo link riporta ad  un interessante discussione di un distributore nazionale e alle sue proposte. Certo C.D.M. Italia non è particolarmente noto per i titoli in distribuzione. Sicuramente verrà ricordato per aver buttato sul tavolo ufficialmente delle idee. Senza entrare nel merito dell’offerta fatta, che ad alcuni piacerà e ad altri meno, il solo aver fatto una proposta è una rarità nel nostro campo. La motivazione è semplice, nessun aspetto concorrenziale è mai stato previsto nel settore e gli obblighi contrattuali sono sempre stati tali e tanti che…nulla c’èra più da da dare.
Se si è aperta una nuova fase storica per il nostro lavoro è forse presto per dirlo. Basta poco per neutralizzare quanto prevede l’art.39 e sicuramente molti ci stanno già lavorando da mesi. La paura del mercato è di tutti. Troppo abituati a dare tutto per scontato. Io ho la mia autorizzazione alla vendita, il distributore ha l’area distributiva e il mio conto in banca in mano, il Distributore Nazionale comanda, l’editore…gioca. Ma…al di là delle nostre paure l’unico che alla fine comanda è il cliente e se non ci inventiamo nuove regole smetteremo semplicemente di essere filiera per diventare commercianti il che non necessariamente è il peggiore dei mali.

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