11 gennaio 2015

La vendita della stampa non potrà più essere la stessa

Lo sviluppo tecnologico in Italia ha consentito, un maggior approccio alla lettura e all’informazione in generale, aspetto notoriamente sotto la media europea.

 Ha nel contempo generato però una frammentazione dell’audience tra i diversi mezzi per la comunicazione, imponendo modifiche strutturali nell’offerta.

 La “carta” è solo uno dei tanti mezzi possibili per diffondere informazione.  Il più pregiato, il più costoso e sempre più rivolto ad un pubblico con determinate esigenze e disponibilità. Per alcuni un prodotto di èlite per altri un malinconico strumento di altri tempi...

Internet è l’unico mezzo finalizzato all’informazione che è cresciuto negli ultimi anni. La sua
penetrazione è in aumento e si informano il 40,5% delle persone sul web con un distacco di solo 3 punti percentuali rispetto ai quotidiani (fonte: elaborazione su dati SWG per Agcom).

Per il reperimento di notizie su fatti internazionali e nazionali internet è il secondo mezzo
d’informazione. La grande difficoltà di questo decennio per l’editoria è che questa mole di
informazioni è spesso gratuita e la valorizzazione dei contenuti è determinata dal numero degli accessi e dalla loro interazione e non dalla vendita di contenuti. Ad oggi ancora le performance sui ricavi non sono però in linea con le necessità economiche dell’industria editoriale.

In tutto questo scenario “sopravvive” il settore destinato alla vendita di quotidiani periodici con regole che risalgono al primo dopo guerra e con proiezioni di vendita del prodotto editoriale assolutamente non incoraggianti.

Trovare soluzioni per chi vive dalla vendita della stampa e non dalla sua diffusione è difficile. Lo è ancora di più quando non si sperimentano nuove soluzioni e ipotesi  ma si va solo a ritoccare quelle poche regolette che hanno per decenni determinato il modo di proporre al cliente finale il prodotto editoriale.



Oggi non occorre "tenere botta" bisogna osare.




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