14 maggio 2013

liberalizzazioni all'italiana

 Strano il mondo delle edicole. Immersi negli innumerevoli problemi quotidiani ci dimentichiamo che pochi mesi fa lo S.N.A.G. ha messo in atto uno sciopero nazionale di tre giorni, non recepito da parte delle edicole milanesi e con adesioni interessanti in alcuni Comuni, in seguito a gravi incongruenze normative che sono sfociate in una “liberalizzazione” del settore.

In quell’ occasione le altre sigle sindacali hanno preferito non aderire o ritirarsi all’ ultimo momento dalla protesta. Il fatto importante è comunque che l’obbiettivo prefissato non è stato raggiunto e che oggi c’è una grande e pericolosa confusione in tema di autorizzazioni alla vendita di prodotti quotidiani e periodici.

Ferma è la nostra posizione sul tema, tanto più che siamo davanti ad una finta liberalizzazione del settore che consentirebbe ad altri di accedere alla vendita di prodotto editoriale, impedendo nel contempo all’ edicolante, attraverso le normative di settore ancora operative, di offrire alla propria clientela diverse merceologie e limitando la superficie di vendita al prodotto non editoriale al 30% dello spazio espositivo ( per la lombardia).

Il motivo dello sciopero è stato proprio questo. L’incontro del 6 marzo con il Sottosegretario di Stato con delega all’editoria dott. Paolo Peluffo (nato dopo la proclamazione dello sciopero…), era andato nella direzione sperata, essendo emerso da parte del Governo un sostanziale apprezzamento per le tesi delle OO.SS nei vari ambiti.
Si è così ipotizzata la necessità di un normativa ad hoc che potesse coniugare i contrapposti interessi in tema di informazione assicurando la funzione di interesse pubblico e di utilità sociale connessa alla diffusione della stampa su tutto il territorio nazionale.

Come è a tutti noto ci sono state poi difficoltà nella costituzione del nuovo Governo e con il 2 maggio 2013 Il deputato abruzzese Giovanni Legnini è stato nominato dal Consiglio dei Ministri sottosegretario con delega all'Editoria e all'Attuazione del Programma. Tutto da rifare? Probabilmente no ma la cruda realtà è che il referente  è cambiato e oggi sul territorio nazionale ci sono diverse interpretazioni della legge che stanno mettendo a repentaglio l’esistenza della rete di vendita.

E’ notizia di questi giorni che a Modena la Grande distribuzione, sfruttando l’incertezza della legislazione in vigore (dove entrano in conflitto le leggi principali, quali la legge  170/2001, la Direttiva Europea Bolkestein e il decreto del Governo Monti sulle liberalizzazioni convertito in legge nel marzo 2012), sta aprendo uno dopo l’altro nuovi punti vendita all ’interno dei propri super e ipermercati.
Stessa difficoltà si sta riscontrando nel comune di La Spezia dove sono state date nuove autorizzazioni alla vendita sempre a dei supermercati. Attualmente i rivenditori liguri stanno organizzando un ricorso al TAR per le nuove autorizzazioni ma…la strada è senza dubbio in salita.

Voci analoghe si sentono arrivare anche da Comuni della Provincia di Milano, dove distributori "poco attenti" attivano nuovi punti vendita a ridosso di edicole già esistenti.
Il problema maggiore di tutto ciò è che siamo davanti ad una liberalizzazione fatta a metà su un prodotto che non può rientrare nei normali canoni concorrenziali (distributore, prezzo e aggio imposti) e vincolando per legge le edicole nel proporre nuovi prodotti.

La lunga pausa istituzionale dovuta alle elezioni del Governo così come della Giunta della Regione Lombardia si è conclusa e già sono attivi i contatti per chiarire e definire gli aspetti normativi in corso, ma la realtà è che tutto è cambiato.



photo credit: Simon Donini via photopin cc

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