30 novembre 2011

Milano contro i commercianti su suolo pubblico?

Sembra che la nuova Amministrazione, dopo le tensioni create sul tema ECOPASS (che vede il nostro settore esonerato da questa incombenza al contrario di molti altri), abbia intenzione di colpire i commercianti milanesi operanti su suolo pubblico con un pesante, immotivato, paradossale aumento del Canone per l’Occupazione di Spazi ed Aree Pubbliche (COSAP).

 
 S.N.A.G. Milano assieme ad Unione Commercianti, in quanto il canone riguarda un gran numero di soggetti, si sono incontrati con l' Assessore al Commercio e  Attività produttive Franco D'Alfonso,  in data 28-11 per esprimere il totale disappunto ad una simile rivoluzione tariffaria che si tradurrà in aumenti non sostenibili. In data 30 novembre si è tracciata una linea Comune con Unione Commercianti da discutere con l’amministrazione Milanese in vista di un successivo incontro previsto per il primo dicembre.

Note positive potrebbero essere che non sarà più pagata la tariffa relativa alla proiezione delle tende, recuperate però da “indici viari” quadruplicati, per cui i rivenditori con i chioschi in aree e vie di maggior pregio avranno, se nulla cambia, dei forti aumenti. Assolutamente non tollerabile è inoltre l’applicazione delle logiche sostenute dal Comune per giustificare gli aumenti, basandosi cioè sul concetto che al cittadino verrebbe chiesto un sacrificio in quanto gli viene sottratto dello spazio di cui non può usufruire

Dato il momento in cui versa il nostro settore e le rivendite di Milano riproponiamo uno stralcio delle osservazioni da noi presentate, che sono state discusse e che verranno sostenute anche nelle prossime riunioni. Vi terremo comunque informati su ogni aspetto.

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Secondo il sistema autorizzatorio e di pianificazione previsto dal D.Lgs. n.170/01, la rete di vendita si articola capillarmente sul territorio nazionale in punti vendita esclusivi (edicole) e punti vendita non esclusivi.
La rete di punti vendita esclusivi sia sul territorio nazionale come Comunale, offre un servizio dedicato all’informazione a mezzo stampa garantendo il pluralismo dell’informazione mediante la distribuzione della totalità delle pubblicazioni quotidiane e periodiche edite in Italia (circa 8.000 testate) in condizioni di assoluta parità e nel rispetto rigoroso dei principi di parità di trattamento tra tutte le testate, assicurando cos’ il diritto degli editori d’informare e quello dei cittadini di essere informati.

Attualmente la vendita di quotidiani e periodici non è attività economica concorrenziale in quanto i singoli rivenditori non possono decidere quali prodotti vendere e non possono variare il prezzo di vendita o le condizioni commercializzazione né possono scegliere il proprio fornitore o le quantità di prodotto fornito. Tale rigore è imposto da norme vigenti di carattere Nazionale, Regionale oltreché dal vigente Accordo nazionale per la vendita della stampa.
Riconoscendo quindi la grande valenza sociale dei punti vendita esclusivi e dei principi della libera informazione che hanno sempre sostenuto e tutelato, nasce la necessità di proteggere tali spazi.

La mancanza di principi concorrenziali in ogni aspetto del settore si traduce nel non potere “per legge” modificare il prezzo di vendita del prodotto ne tantomeno il prezzo di cessione del medesimo da parte dei fornitori di Milano. L’impossibilità quindi di poter essere” commercianti” secondo i basilari parametri, fa si che ogni costo ricada sulle attività senza alcuna possibilità di recuperare eventuali aumenti con la vendita di prodotto editoriale.
I punti vendita esclusivi di Milano sono al 95% di natura non promiscua e specializzati quindi nella vendita di prodotto quotidiano e periodico.

Detto questo ed assodata la natura sociale delle Edicole sul territorio Comunale, sorprende apprendere che addirittura possa essere considerato dalla medesima come oggetto di un sacrificio da parte del Cittadino considerato che la stessa autorizzazione nasce su nobili principi come la diffusione dell’informazione ed il mantenimento della parità di trattamento tra tutte le testate che chiedono di essere poste in vendita.

Profonda discordanza emerge inoltre per l’attribuzione dei coefficienti per categoria viaria in quanto, il commerciante generico a seconda del posizionamento della propria attività ha la possibilità di attribuire un costo ed una valenza al proprio prodotto, mentre l’Edicolante sia che sia in una zona di pregio come di minor pregio dovrà, per legge, proporre il proprio prodotto al medesimo prezzo di vendita. Si aggiungerà inoltre che la mole dei venduti non è assolutamente legata al tipo di zona in cui si colloca l’attività, in quanto la propensione alla lettura, è oramai da tempo slegata da concetti quali:”scolarità, ceto sociale, profilo culturale od altro…”. Sostanzialmente la forzata attribuzione di un “Coefficiente” sulla presunzione di vendita di prodotto editoriale va a parametrare il prodotto editoriale al pari di un normale bene di consumo.

Si aggiungerà inoltre che l’appeal di un chiosco verso il cittadino, così come il fatturato del punto vendita nascono dalla possibilità del Comune di sostenere un rinnovo delle strutture esistenti. Tale possibilità viene raramente concessa agli edicolanti per cui non hanno la possibilità di implementare la propria attività in quanto non vengono concessi spazi anche moderatamente maggiori.
La classificazione dei riferimenti viari si basa su concetti socio/economici che tengono conto delle trasformazioni del territorio, pertanto ancorare le diverse variabili in corso senza tenere conto che l’editoria sta affrontando, come è noto e sotto l’attenzione di tutti, un balzo sostanziale tra ciò che “è stato” e ”ciò che sarà”, non rientra nella logica di “sperequazione” che sta ricercando l’Amministrazione Comunale. A conferma di quanto da noi sostenuto basterà osservare l’ormai forte riduzione dei punti vendita esclusivi sul territorio comunale, dovuti al citato profondo mutamento del panorama editoriale nazionale e non solo , che sta portando molti esercizi a chiudere definitivamente, senza che ci sia un naturale ripristino di quest’attività in quanto non più ritenuta redditizia visto i pesanti ed rigorosi vincoli normativi in essere.

Cogliamo con favore l’ipotesi prospettata di un annullamento della tassa relativa alle occupazioni di tende solari. Facciamo presente che le strutture/chiosco pagano la così detta “massima sporgenza” relativamente alla proiezione delle tettoie. Chiediamo quindi che oltre a ad una definizione dei “Coefficienti viari” che sia in linea con quanto brevemente espresso ,così come è accaduto per l’esenzione delle tende solari, in quanto non richiedono alcun sacrificio al cittadino venga esentata anche la massima sporgenza delle tettoie per le rivendite esclusive di Milano.
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